A mia Madre - Barbara Teti
Mia Madre

La Madre

La madre è un angelo che ci guarda
che ci insegna ad amare!
Ella riscalda le nostre dita,
il nostro capo fra le sue ginocchia,
la nostra anima nel suo cuore:
ci dà il suo latte quando
siamo piccini,
il suo pane quando
siamo grandi e la sua vita sempre


V. Hugo


Cara Mamma,
è passato un lungo e triste anno da quel nefasto 16 novembre del 2013, quando, come un aquilone al quale si spezza il filo che lo tiene in alto per farlo volteggiare nell’aria, te ne sei andata in cielo.

Tu, quercia, nonostante la caparbia volontà di restare attaccata all’albero della vita, te ne sei andata come una foglia ingiallita in autunno.

So che non riceverai mai questa mia lettera e non avrai mai l’opportunità di leggerla ma ho il bisogno di parlarti e di sentirmi vicino a te.

Spero che le vibrazioni che generano le mie emozioni nello scriverti, abbiano il potere di travalicare tutti i confini e farti arrivare, ovunque tu sia, i miei pensieri e il mio amore.

La tua vita, mamma, non è mai stata facile anzi, sono state tante le prove che hai dovuto affrontare e superare.

La tua è stata la generazione che ha subito le nefandezze e le ingiustizie di due guerre mondiali e del fascismo, che ha sofferto la fame e le prepotenze dei proprietari terrieri che costringevano i contadini a lavorare dall’alba al tramonto per un tozzo di pane.

Hai rischiato di morire giovanissima, a seguito di un parto gemellare ed hai subito tutti i cambiamenti che la storia e le scellerate politiche economiche dei governi, che si sono susseguiti in quegli anni, hanno determinato.

Quelle scelte, che hanno costretto papà ad emigrare, in Italia e all’estero, ad andare in giro per il mondo per poterci consentire di vivere dignitosamente.

Sono stati anni difficili.

Crescere, accudire ed educare i tanti figli, all’epoca otto.

Gestire i risparmi, governare la campagna e, anche se oggi sembra anacronistico, fare la dote per le mie sorelle, per non parlare della solitudine nella quale hai trascorso i tuoi anni migliori.

Infine, sradicata dal tuo paese natio per venire ad abitare in una grande città metropolitana, Roma.

Quante “cofinieji” di panni lavati con l’acqua fredda del fiume “da Frischia” e quanta fatica per portarli a casa bagnati con la cesta sulla testa.

Panorama dalla cupola di San Pietro

Quante volte sei venuta a cercarmi per le “rughe” del paese, strillando a squarciagola il mio nome per dirmi di tornare per mangiare, per studiare o semplicemente di rientrare perché tardi.

Che fatica facevi per capire se studiavamo o no.

E tu, semianalfabeta, come la maggioranza dei tuoi coetanei, ci dicevi “si studiati u faciti pe vui e quandu siti randa non jati u zappati”.

Quante risate, mamma, ci facevamo ogni qualvolta ricordavamo l’episodio di quando ti ho chiesto i soldi per comprarmi la mina per il disegno e tu, arrabbiatissima, urlando mi hai detto: “tu si pacciu fratamma cu na mina de tedeschi moriu”.

Ricordo ancora, mamma, la faccia di Gianni che si era comprato una camicia “stropicciata” come andavano in quel momento e, dopo che l’hai lavata e “stirata”, nel dargliela per indossarla gli hai detto: “mi ficia u mi dannu sta cammisa pemmu a stiru” .

Non a caso, i nostri amici e conoscenti ci chiamavano: stira e ammira.

Cara mamma,
non ti ho mai sentita parlare male di qualcuno, anzi ti arrabbiavi quando lo facevano altri ed eri sempre pronta a difendere chiunque, figli, parenti o estranei. Sempre a cercare di sminuire le piccole o grandi incomprensioni che ci potevano essere periodicamente tra noi fratelli e sorelle o con i nostri parenti, sempre a giustificare tutti.

E come dimenticare tutte le volte che, in occasione della festa della mamma, ti portavo con grande orgoglio e tanto amore le rose bianche. Tu seppur con un bel sorriso mi dicevi: “stipatili i sordi che hai dui fijj fimmani”.

La vita con te e con quelli della tua generazione è stata molto dura e, con noi del sud lo è stata ancora di più; per questo, mamma, ti ho visto sorridere poche volte.

In quelle poche volte, però, il tuo viso si illuminava di immenso e apparivi nella tua straordinaria bellezza.

Non ti hanno piegato i tanti sacchi, portati in testa, pieni di grano prima e di farina poi, nè i tanti “ruvaci” colmi di uva durante la vendemmia e lo ha fatto la malattia.

La malattia che, nonostante eri una donna forte, temprata dal duro lavoro nei campi e dalle vicende della vita, ti ha costretta sulla sedia a rotelle.

Ma non ti aveva vinta, con coraggio lottavi ed eri, pur nella difficile condizione, felice di goderti noi e tutti i tuoi nipoti.

Ma la vita ti aveva riservato ancora altre sorprese.

Vico II° Le Grazie

Insieme ai tanti momenti felici, derivanti dai matrimoni dei tuoi nipoti grandi e dai battesimi dei loro figli, a quelli meno esaltanti, per le vicende personali di alcuni di noi, sono arrivati sul tuo già provato stato di salute, i problemi di vista.

La scarsa possibilità di vedere ti ha distrutto, demoralizzata e quindi vinta.

Quante volte mi hai detto: “non caminu, non viju pecchì aju u campu?”

Era diventato un ritornello e, mentre lo dicevi, piangevi disperata.

Purtroppo a nulla sono valsi tutti gli interventi medici e gli ausili che sono stati attivati per cercare di alleviare la tua condizione e, giorno dopo giorno, siamo arrivati a quel brutto momento di malasanità che ti ha accompagnato alla fine.

E’ triste sapere che non ci sei più e, se pur consapevole che non sempre ti venivo a trovare, saperti comunque presente, che c’eri, mi dava una grande forza, come quando ero ragazzo ed uscivo con i miei amici; a qualunque ora io tornavo, tu eri li, mezza addormentata, ad aspettarmi seduta sul divano. Non dicevi nulla, mi davi la buonanotte e andavi a dormire.

So che il tuo sorriso non lo rivedrò mai più, anche se l’ho impresso negli occhi, nel mio cuore e nella mente, ma posso ancora portare sulla tua tomba le rose e immaginare di sentirti dire “stipatili i sordi e dunali e niputi mia”.

Ti chiedo, mamma, di volgere da lassù il tuo sguardo e le tue ali da angelo sopra di me.

Mannaggia mamma…, addio.

Madonna

 

 

 

 

Mamma

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