Foca e Cristina
Scorcio di Francavilla

(Foca Carchedi)

Non so perché ma quando penso a una persona retta, onesta, ad un uomo che con il suo lavoro ha cresciuto la sua famiglia, cercando di dare delle opportunità a tutti i figli, oltre che a mio padre e ad altri, mi viene subito in testa "Cumpara Foca e Cristina ".

In questo caso "cumpara " non solo per motivi di rispetto legati all’età ma anche perché tra la sua famiglia e la mia c’è "u San Gianni", la figlia Rosina ha fatto da madrina per il battesimo a mia sorella Nina.

Lo ricordo come un uomo rigoroso, rispettoso di tutti e sempre al lavoro. Il suo bar, vicino alla chiesa di San Foca, era sicuramente quello più frequentato ed era il punto di riferimento per quanti volevano gustare del buon gelato e dell’ottima granita.

A volte capitavo quando stava facendo il gelato al limone o la granita e la curiosità mi portava ad osservarlo mentre lavorava, anche se mi incuriosiva di più quando faceva il suo famoso "gelatu e passeggiu", un cono pieno di gelato che poi bagnava nel cioccolato fuso. Una volta che il cioccolato si era solidificato diventava una sorta di camicia per il gelato che ricopriva. Le sue mani eseguivano una serie di gesti che sembravano rispondere ad uno schema preciso che ormai aveva memorizzato e che ripeteva in modo meccanico

Ricordo la sua preoccupazione durante le manifestazioni del’68 all’Università La Sapienza di Roma. All’epoca il figlio,, oggi medico Romeo Carchedi, era studente e, attraverso la televisione che era nel suo bar, una delle poche televisioni a Francavilla, seguiva tutti i telegiornali per cercare di capire gli sviluppi e ogni sera continuava a ripetere per se stesso e per gli altri, che chiedevano informazioni, che tanto la polizia non poteva entrare nell’Università.

Spesso cumpara Foca lo vedevo passare davanti casa mia mentre si recava al suo orto, che curava, per andare a portare da mangiare agli animali.

Nel suo bar c’era anche il bigliardino (calcio balilla) che giorno e sera diventava il nostro campo di battaglia, una sfida all’ultima palla perché chi perdeva doveva pagare il gettone (20 lire), inoltre,essendo questo il primo gioco di questo tipo che arrivava nel nostro paese, bisognava fare la fila per poter giocare. Spesso Compare Foca doveva intervenire per sedare delle piccole risse che inevitabilmente si scatenavano fra contendenti e lo faceva sempre in modo energico e con grande autorevolezza.

Il suo bar per molti di noi era un punto di riferimento e la sua una figura bonaria ci accompagnava nel nostro crescere e nel divenire da ragazzi uomini.

 

 

 

Calcio balilla

 

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