I Giganti
Grifone e Mata

Chi di noi non ricorda il ballo dei “giganti” che al suono ritmico dei tamburi, durante le feste, veniva portato per le vie dei paese?

Alcuni di noi correvano via per la paura, altri cercavano di avvicinarsi il più possibile per capire cosa o chi si nascondesse sotto quei lunghi e colorati vestiti.

A Francavilla Angitola quella dei “giganti “ non è mai stata una tradizione che ha caratterizzato la sua storia ma in molti paesi della Calabria, tra cui, per restare vicini al nostro paese, Filadelfia, è diventata nel tempo un elemento identitario.

Forse pochi sanno che dietro quei due “fantocci” si nascondono delle leggende e dei significati storici che ancora oggi gli studiosi e gli storici non hanno dipanato.

Quest’antichissima tradizione non è chiaro se affonda le sue radici in una antichissima leggenda, in qualche vicenda storica o è semplicemente l’insieme di questi due elementi.

Comunque la si vuole collocare questa tradizione è spesso oggetto di studio da parte di ricercatori e antropologi.

Molte sono le versioni che si accavallano per cercare di dare una origine storica o semplicemente per spiegare come questa tradizione si sia radicata in Calabria e perché.

Tra queste versioni una vuole che a Messina sbarcasse, per depredare la città, insieme ai suoi uomini un re moro dall’enorme statura, da qui l’appellativo di gigante: Hassan Ibn Hammar.

Il gigante durante l’incursione incontrò una bella ragazza cristiana, di nome Marta, che in dialetto diventa Mata, appartenente a una ricca famiglia, quella di Cosimo II di Castellaccio e Camaro, e innamoratosi la chiese in sposa ricevendo un rifiuto perché non cattolico.

Questo rifiuto rese il moro ancora più cattivo e continuò con i suoi uomini a saccheggiare la città di Messina. Anche Mata si era innamorata e per vincere la tentazione pregava.

Il re moro, pur di avere Mata, si converti al cristianesimo e fu battezzato con il nome Grifo, e vista la sua “stazza” fu soprannominato Grifone.

La conversione al cattolicesimo e i comportamenti di Grifone che si rifacevano ai valori cristiani indussero Mata ad accettare di sposarlo.

Questo evento Grifone lo volle festeggiare con un ballo, appunto il ballo dei giganti.

Un’altra versione ci racconta che i due “giganti” che sono pervenuti a noi rappresentano Mata, una regina indigena, e Grifone, un re turco.

Grifone, il gigante maschio, è solitamente raffigurato con la pelle nera o scura, con un cappellaccio nero sulla testa, o un elmo argentato o una corona piumata e grandi baffi neri.

Mata è ingioiellata da variopinte collane e grossi orecchini, ha delle guance rosse e chi più ne ha più ne metta.

Atri racconti, che affondano le radici nel tempo, provenienti dalla tradizione popolare calabrese, ci parlano della storia di una regina rapita da un re venuto dalla Turchia.

Altra considerazione da fare è quella legata alla lunga dominazione degli spagnoli sulla Calabria, giacché “i giganti” sono molto radicati, ancora oggi, nella loro cultura, specialmente nella regione della catalogna.

Il ballo dei giganti

La storia, invece, lascia la propria impronta affermando che il ballo dei giganti abbia presumibilmente origini aragonesi.

Molti in realtà leggono in questo ballo la voglia di libertà e di riscatto dei calabresi dai continui invasori che nei secoli si sono succeduti. Non a caso Grifone è dipinto di nero e come un predatore,mentre Mata è la preda.

Altri ancora pensano che il ballo dei giganti non rappresenti altro che l’antica lotta tra l’Islam e il Cattolicesimo.

Vedendo durante le feste paesane questi due fantocci di carta pesta riccamente colorati si è più portati a guardare il loro ballo al ritmo dei tamburi e poco a pensare che dietro quella rappresentazione c’è una cultura e ancora una ricerca in corso.

Grifo detto Grifone

 

 

 

 

Marta detta Mata

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