Relazione di F. Antonio Arcuri - Procuratore Fiscale
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  Vincenzo Ruperto

Eseguendo gli ordini di V.S. Ill.ma in seguito di quelli della Suprema Giunta di Corrispondenza relativi alla situazione dell’abbitazione de’ Naturali di Francavilla col dovere verificare, se ora, che esposto si avea per parte degli abitatori dell’antico sito vero era, o pur nò, che in Ziopà pochi tugurj disordinatamente piantati vi erano, e che la gente stessa colà trasmigrata, essendo stata anche di pochissimo numero ritornava di giorno in giorno a rimpatriarsi nell’antico sito, non essendovi rimasti altri, che da circa cento quarantasette persone, molte delle quali neppure mostravano animo a voler ivi rimanere; laddove nel sito antico si vedeva la popolazione fissata in più migliaia, e con edificazione di baracche formata a linea ed ordinate, oltre il rattrovarsi il suo comodo per l’acqua de’ molini, che forma la principal industria di quella popolazione, e per l’uso de’ trappeti, che si ha di ogni specialità particolarmente verificare li naturali vantaggj adattati alla popolazione stessa di ambedue detti luoghi, né tralasciai, portatomi più volte sovra a’ medesimi, con quella esattezza, e diligenza che richiedeva l’addossatomi affare, d’individuare ciò che era vero, e quindi appurai che siccome da principio da circa 330 persone andarono a soggiornare nella nuova situazione , de’ quali dopo l’emigrazione ne morirono 65, che per disagj e miserie, e chi per cambiato clima, così gl’individui colà abitanti attualmente ascendono a 234, che dimorano la maggior parte in baracche di tavole, non proporzionate alla di loro qualità, per cui da me dimandata qual’era la caggione mi si rispondeva nascere dall’opinione, ch’eglino aveano di dover ivi permanere per i sovrani ordini co’ quali permesso non avea a’ Naturali di Francavilla da colà non amoversi, anzi che questo risolvere loro fatto avea, che qualora dalla Maestà del Sovrano vi fusse un giusto compenso alle di loro tante spese fatte col trasportarsi nello Ziopà da principio scelto col comune consenso, e dove si condusse la maggior parte sotto la sicurezza della pubblica autorità, ed altri inseguito contro di loro voglia per i pressanti ordini dell’Intendente Generale Pignatelli, non avean difficoltà a ritirarsi nell’antico sito, e questo non già per mancanza de’ comodi necessari alla di loro vita, per esperimentarli troppo vantaggiosi, ma perché loro dispiacea rimaner dissuniti , avendo per assioma, che quanto più sono gli abbitatori in un paese, tanto meno soggetti alle dure leggi di collisione, e così soffrono il minimo de’mali, anzi che questo era il mottivo, che alla giornata risolvere facea taluni a ritornare ad abitare i patrj tuguri;

All’incontro nell’antica Patria attualmente vi esistono da 1700 persone ( come dalla fede di quei Parrochj, dalla quale si rileva il numero de’ morti ancora, ed abitanti in Ziopà) de’ quali la maggior parte abita in rifatte case, altri in baracche, continuando l’antico ordine, sebbene intenti tutti al ricavo dei crollati edificj: meno però felici dei primi si dimostravano costoro per altro mottivo, pella permanenza dei Parrochj e del Governatore di Giustizia nel nuovo sito, giacchè da tale occasione, n’era nato, che siccome non si educavano con la dovuta massina della Religione , per non potersi rattrovare in tempo le istruzioni parrocchiali, che tante volte dai Parrochj sudetti neppure si fanno per mancanza di individui, che andassero ad apprenderle ( siccome eglino mi assicurano) e perché tante tante volte ancora appena poteano ricevere i Santissimi Sacramenti con periglio della loro spirituale salute , così si cresceva baldanzosa e senza a quel ritegno, che la presenza del Magistrato sole produrre nell’animo dei cittadini, anzi che alcuni ( secondo mi assicurò quel procuratore di Giustizia) si contentano cedere nell’interesse, ed a quella vendetta, che per qualunque piccolissima ingiuria sperimentare solesi tra la vil ciurmaglia , purchè non vadano dal vecchio al nuovo sito.

A riguardo poi i vantaggi naturali di quella popolazione debbo assicurarla, che siccome in Francavilla vi è maggiore abbondanza di acque che non nello Ziopà, essendo il primo fissato in mezzo due piccole fiumane correnti in ogni tempo con le quali macinano undeci molini, oltre di tante fonti di ottime qualità ha maggior parte, così nel secondo sebbene da me si osservarono cinque luoghi, onde sgorga la medesima, due distanti un buon tiro di pietra del luogo dell’abitazione chiamati Melita e Postoliti, altro da un quarto di miglia circa detto il Renoso, che atto mi è sembrato per gli usi proposti dal Capitano Novi, coll’vi edificarvi una gran gebbia, altra appellata Cà de Mengani , ò sia di Nicola Caria divisa in tre separati rivoli da un mezzo quarto di miglia distanti, ed altra detta Arcelao da circa un miglio; di queste però quella detta Melita rattrovasi ridotta in condotto, e non interamente, scorrendovene all’intorno quasi la mettà, la quale sembra essere solamente di buona qualità, per essere chiara, leggiera, senza odore e sapore, che non sono le altre, mancandovi in queste le sudette proprietà, che tal fluido costituiscono salubre e buono: sebbene le due dette Caria, e Postoliti, che col suo scorrere forma un piccolo fiumicello, nascendo da’ monti si possono ridurre in buona qualità, filtrandosi, e riducendosi in fonti con degli acquedotti, dovendo essere nella lro origine di perfezione , nascendo ambedue da’ monti, e specialmente da mezzo un gran sasso quelle di Caria.

I trappeti poi al numero di quaranta, de’ quali ventisette ( siccome assicurato fui da gente probba) sono macinanti, ed i molini, che in realtà sono mezzo di buona parte d’ industria di quella popolazione vicinissimi sono all’antico sito, anzi maggior numero de’ primi esiste dentro l’abitato istesso; Potriansi però questi trasportare nella nuova situazione con dell’incommodo, come in effetti tre trasportati si sono, sebbene non si avesse per lo di loro uso quella commodità di acqua ch’è necessaria e rattrovasi in Francavilla, specialmente se l’inverno non accadesse piovoso; Non così però i molini, li quali necessariamente rimanere debbono nel luogo dove esistono per ragione delle acque sudette, col doversi servire de’ medesimi dalla nuova situazione con quello disaggio che produce la distanza di un miglio circa.

Nello Ziopà vi esiste il commodo a scavare pietre nella edificazione degli edificj, osservandosi delle petraje in tre luoghi, li addimostransi se continuano dentro le visceri de’ monti, né quelli che si osservano infissi, bastasse per la edificazione di una cittade, devo dir che essendosi de’ medesimi convicini questi ancorchè non se n’osservano a primo occhio, facendosi lo scavo, nicessita secondo le fisiche raggioni esistere ve ne debbono; Devesi però riflettere che siccome ogni canna delle medesime secondo il giudizio de’ Ziopaesi a circa carlini 35, e de’ Francavillesi a circa ducati cinque e mezzo colà trasportata, così tale spesa non vi occorre per la riedificazione nell’antico sito per raggioni dello scavo, che fassi dalle dirute fabbriche.

In Francavilla pelle acque in maggior abbondanza, che non già nella nuova situazione esercitasi particolare industria, e si è questa de’ giardini di foglie ch’è un gran sostegno al vivere di quegli abitatori, industria tale che da’ Ziopaesi far non potesi, qualora non vogliono soggiacere a quei disaggi, che li produce la maggior distanza del luogo;

Ha di vantaggio però la situazione del Ziopà la vicinanza al lido del mare Tirreno, ed esser un luogo, nel di cui mezzo vi esiste una Reggia strada, che per nicessità frequentare devesi, siccome quella di Francavilla il maggior commodo ha a poter esercitare l’industria de’ bachi per raggione de’ casolari coperti, ed in maggior numero delle abitazioni; I Ziopaesi an la vicinanza delle frondi esistenti nella marina, e de’ vigneti, sebbene quelli abbitanti l’antico sito an più prossima la maggior parte degli oliveti, e quella maggior parte di terra posta in coltura, per averla sperimentata di migliore qualità, e più fertile, siccome assicurato fù da più campagnuoli, che in quelle contrade alla fatiga intenti, da me si dimandarono. Non piccolo contrasto poi rattrovai sulla qualità dell’aria: i Ziopaesi dicono loro respirare la migliore, così ragionando: la medesima è una sostanza fluida ed invisibile, impregnata da’ vapori , che tutto giorno attraiscono i solari raggi de’ luoghi umidi, che per l’azione del sole, e per la loro leggierezza sollevati vanno ruotando nell’atmosfera; i venti che spirano menano a loro piacere la medesima, e quindi la salubrità dell’aere inevitabilmente dipende da’ venti governatori del luogo, soggiungevano, i venti marittimi sono caldi d’inverno, e freschi nell’estate, siccome al contrario quei che si precipitano da’ monti, mentre l’inverno increstando nelle continue acque la superficie della terra il fuoco elementare nelle visceri della stessa racchiuso non ha si franco il passaggio a saltar fuori, onde le acque del pelago, che in mezzo alla terra son ristrette si riscaldano anche esse dall’acchiuso fuoco, ed i venti, che per lo regno di Nettuno fan passaggio si vestono di quelle qualità che li somministrano le medesime per dove passano; ed all’incontro que’ venti , che scendono dalli alpestri rupi que’ gradi di freddo acquistano che le nevi loro somministrano; Inoltre i venti Ponente e Maestro passando nella estade pelle fresche salse acque, si imbevano di que’ salubri vapori, che delle stesse risaltano; e per l’opposto dannosi a’ popoli occidentali si giudicano mezzo giorno, Sirocco e Levante, perché passano per luoghi secchi. Ciò supposto dicevan eglino , lo Ziopà è un sito piuttosto settentrionale, che orientale, e come che si rattrova situato a prospetto dell’indicato mare tirreno gode nella stagione estiva il continuo favore di due salutendi venti Ponente e Maestro e perciò quell’aria dèe essere ottima, anzi migliore di quella di Francavilla bassa, e grossa, che non gode del beneficio de’ venti sudetti.

Rispondevano gli abitanti dell’antico sito: Che sibbene la di loro aria era bassa non nocevali per respirarla anche nell’inverno, tempo in cui non vi è differenza di qualità della medesima in qualunque luogo, per essere in tutti buona, , e perché col governo della stessa erano nati e cresciuti, e che nell’estate all’incontro rattrovandosi lo Ziopà poco distante dal fiume Angitola ed alla fine di un vallone, che à il suo principio dal fiume sudetto, le di cui acque crescendo per le piogge dell’inverno, ed uscendo fuori della sponda inondano tutte quelle pianure, in guisa tale che formano una gran palude perdurando in siffatta maniera per tutto maggio, tempo in cui crescendo il calore solare si essiccano per la continua evaporazione, e per cui caricasi l’aria di esalazioni e vapori putridi, perché nascenti da impaludate acque.

Ne’ mesi poi di Giugno, Luglio, ed Agosto la stessa aria si carica di altre specie di cattivi vapori, a cagione che mettendosi a macerare li lini nell’anzidetto fiume, il quale viene dalli mentovati generi per lo spazio di circa due miglia occupato da tante fosse, che per l’effetto sudetto si formano, ed essendo ne’ descritti mesi l’azione solare nell’ultimo grado cresciuta la medesima per nicessità s’impregna di putride esalazioni, ivi più trovandosi in contorno del fiume Angitola degli stagni da’ quali continuamente nell’estade si sollevano in alto de’ vapori pestilenziali, spinti dal Vento Ponente, e trasportati per la via dello additato Vallone nel convicino luogo dello Ziopà in cui lo stesso termina andando a galla in quell’aria la medesima nociva la rendono, e ciò anche secondo il giudizio de’ scrittori dell’opera intitolata Istoria de’ fenomini del tremuoto nelle Calabrie accaduto; e di quei periti fisici , li quali tanto mi assicurarono ancora nella esperienza da loro avuta nella cura degli infermi ziopaesi, anzi attribuivano a gran danno della salute umana l’uso di quelle acque. In seguito di siffatte ragioni, che in carta mi feci stendere, stimai consultarne i tre medici del convicino paese di Filadelfia e da costoro con di loro firma mi si autorizzò il sentimento de’ fisici sudetti di Francavilla, per averlo rattrovato uniforme alla ragione e alla esperienza.

Debbo però farle presente, , che qualora la popolazione si situasse nel nuovo sito non picciol danno ne ridonderebbe agli interessi del S. P. (Sacro Patrimonio), a mottivo che verrebbe a perdere non solo ducati 150.36.1/3 annualmente per ragioni di canoni infissi su’ suoli dell’antica situazione, che corrispondono devono que’ naturali a’ soppressi luoghi pij di S. Domenico e S. Agostino, ed a dover lasciare in abbandono case matte dirute numero quattro, oltre due suoli atti per edificare le medesime, ed un baso diruto di spettanza di uno dei luoghi pij sudetti, e dell’altro due case palaziate delle quali una soltanto è diruta, due case matte ambedue fittate, e sei fosse per conservare vettovaglie, come degli atti della liquidazione sistenti in Archivio, m’ancora per dovere soggiacere a quelle spese ch’esiggerebbero il trasporto de’ suoi trappeti dall’antica alla nuova situazione, e la restaurazione dell’unica chiesa di tavole fatta, che attualmente esiste nello Ziopà, se pur non se ne dovesse altra formare, spesa che nell’antica situazione per ragione della Chiesa sudetta in minore somma occorrere pote, si per esistervene altre due di tavole, una di fabbrica in mediocre forma fatta, come per ragione della diruta parrocchial Chiesa di S. Maria delle Grazie, che rifar si potrebbe con la spesa di ducati 180 secondo il parere de’ periti al dire di quel Parrocchiaro non mancandovi altro, che la copertura ed il doversi alzare i due piccioli muri laterali del frontespizio e cero.

Questi sono i fatti tutti che da me colla massima esattezza si potevano liquidare, e sebbene secondo la mia debolezza sembrami concorrere vantaggio per l’antica situazione e per la S.C.( Sacra Cassa), con doversi però aver considerazione alle spese fatte dai ziopaesi, perché nel Ziopà trasmigrati per sovrano ordine, resta però nell’arbitrio di V.S. Ill.ma determinare quanto conviene in seguito dell’incarico della Sagra Giunta, mentre attendendo io il vantaggio di altri suoi venerandi comandi co’ sensi di perfetta stima mi dichiaro di V.S. Ill.ma.

Catanzaro 16 ottobre 1788

A D. Domenico Ciaraldi - Avvocato Fiscale della Suprema Giunta C.S. Napoli
   da Francesco Antonio Arcuri- Procuratore Fiscale.

 

 

 

 

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