La festa di San Foca Martire
Processione San Foca

Il protettore di Francavilla Angitola, San Foca Martire, viene festeggiato il 5 marzo e la seconda domenica di agosto di ogni anno.

Foca era un ortolano vissuto tra il I e II secolo a Sinope di Paflagonia, allora grande porto sul Mar Nero (Ponto Eusino, l’odierna Crimea), uomo molto generoso e ospitale.

A seguito di una denuncia come cristiano venne ricercato per essere ucciso. Il destino volle che i suoi carnefici, non conoscendolo, attirati dal suo orto, un luogo fresco e pieno di fiori, chiedessero a lui se sapesse dove trovarlo.

Dopo averli ospitati, sfamati ed essersi scavato da solo la fossa necessaria per la sua sepoltura si è rivelato per essere martirizzato. San Foca Martire oltre che essere invocato contro i morsi dei serpenti è anche il patrono dei marinai. Sue reliquie, oltre che a Francavilla Angitola, sono anche a Roma presso la chiesa di San Marcello di via del Corso.

Tra le tante feste, quella di agosto per San Foca è sicuramente la più attesa dai Francavillesi, bambini o adulti, residenti o emigranti che siano. E’ una festa per la quale tutti cercano di tornare al Paese per ritrovare i propri cari e i propri amici. Una festa che affonda le sue radici nella storia e nella cultura contadina del nostro Paese, tanto che ancora oggi, così come nel passato, molti credenti e fedeli dei paesi vicini vengono a pregare e ad onorare il nostro Santo.

Questa era la festa, oltre a quelle di Pasqua e di Natale, per la quale i nostri genitori ci compravano i vestiti e le scarpe nuove (per San Foca pantaloncini corti, mogliettina anch’essa con le maniche corte e le scarpe di ginnastica, quelle bianche da tennis) e ci venivano regalati, come voleva la tradizione, dei soldi (a fera) con i quali ci compravamo dei giocatoli o dei dolci chiamati "Mastazzuoli", girando tra le tantissime bancarelle presenti, o si provava ad aumentare il nostro capitale giocando alla roulette sempre presente durante la festa nella piazza.

Processione San Foca

La festa preceduta dalla novena durava tre giorni, dal venerdì alla domenica.

Durante i giorni della novena in tutti i rioni (rughi) i fedeli si incontravano per cantare le gesta e le lodi di San Foca e molti erano coloro che esponevano l’effige del Santo dalla finestra e alla sera accendevano una luce in segno di devozione.

Il venerdì vicino al cimitero e per le vie del Drago si svolgeva la fiera dove quasi tutti si recavano per vendere o comprare degli animali attraverso una trattativa, molto istruttiva, che durava ore.

Insieme ai maiali, alle mucche, ai vitelli, agli asini, ai muli e a tanti altri animali, si potevano comprare anche i finimenti necessari, oltre agli attrezzi per lavorare la terra. Era questa la fiera, dove mio padre, dopo una lunga e attenta valutazione, comprava il maialino che sarebbe stato allevato per poi essere ucciso nell’inverno dell’anno successivo.

Il sabato era tradizione mangiare a pranzo il bollito e, la sera, assistere a concerti di musica classica eseguiti sul palco, costruito in Piazza Solari, da rinomate Bande musicali.

Taraji a forma di serpente

La domenica mattina ci svegliavamo al suono della banda (che emozione ancora oggi nel sentirla), che faceva il giro del paese.

Dopo la Santa Messa e dopo aver gareggiato a chi offrisse più soldi per poter portare il Santo, si avviava la processione per le vie del paese con la statua di San Foca e tutti i devoti,che avevano ricevuto o richiesto delle grazie, appendevano allo stendardo delle offerte di denaro o attaccavano alla statua degli oggetti d’oro. Molti credenti in segno di devozione offrivano a San Foca dei dolci a forma di serpente, "i taraji "(dolci ricoperti di zucchero), mentre nella omonima piazza della chiesa da un ambulante si potevano comprare i ricordini con l’effige del Santo.

Il pomeriggio di domenica era inoltre dedicato alla passeggiata con tutta la famiglia e agli acquisti per la casa, mentre la sera, prima di assistere all’esecuzione bandistica in piazza, si passava dal bar di compare Foca e Cristina a mangiare la sua straordinaria e unica granita di limone.

Finita l’esecuzione musicale, dopo la mezzanotte, si poteva assistere ai fuochi d’artificio e insieme ad essi a l’immancabile incendio che si sviluppava sull’area (Costera) dove questi venivano esplosi.

Ancora oggi nonostante molte cose sono cambiate la festa di San Foca è rimasta la stessa, con lo stesso fascino e la stessa importanza, sia sul piano religioso che laico, è questa la festa che accomuna tutti, credenti e non e fa sentire il nostro paese una comunità.

La Processione

La Chiesa

A Raziuoni

Inno

Chiesa San Foca - interno

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